La zona sud della Toscana, situata all’interno delle provincie meridionali di Siena e Arezzo, denominata Maremma, è spesso percepita come una zona inesplorata e in parte pericolosa, a motivo della situazione palustre che la contraddistingueva prima delle bonifiche ottocentesche che hanno interessato le sue zone più basse. Tutti i suoi centri storici principali, rispetto all’odierna collocazione rivolta verso la costa, erano situati nell’interno e in alto. Toponimo dall’incerta origine, ha due possibili origini: secondo alcuni storici deriverebbe dal latino maritima, aggettivo che peraltro ricorre in alcuni toponimi di paesi situati su di un colle che domina la marina, secondo altri dal castigliano marismas che significa “palude”.
In entrambi i casi il toponimo ben abbraccia la realtà, perchè sicuramente la zona era sia marina che paludosa fin da epoca remota. Odiernamente la Maremma è diventata, come già è avvenuto per il Chianti – Chiantishire – un luogo dell’immaginario collettivo, dove l’eccellenza marina si confonde e compete con gli aspetti enogastronomici e paesaggistici. Luogo di vastità inaspettate, la Maremma ha scoperto, solo recentemente, alcune sue eccellenze, come una specifica supremazia nella coltivazione di pregiati cultivar di vite, che hanno dato origine ai cosiddetti supertusacan. https://it.wikipedia.org/wiki/Super_tuscan. Viaggiare in Maremma è dunque un piacere sia per l’intelletto che per occhi e palato e sicuramente non è mai un tempo perso, ma un tempo ritrovato, che s’interseca con le nostre memorie collettive e individuali.
Prima tappa a Massa Marittima, museo San Pietro Allorto https://www.museidimaremma.it/museo/museo-di-san-pietro-allorto/ dove è ospitata la mostra sul Sassetta https://www.turismomassamarittima.it/da-marzo-2024-mostra-dedicata-a-stefano-di-giovanni-detto-il-sassetta-museo-di-san-pietro-allorto/
e poi, con un salto di circa quattro secoli, ecco che si arriva a Follonica presso il museo MAGMA https://www.magmafollonica.it/ dove fanno bella mostra i manufatti in ghisa prodotti l’epoca lorenese. Si fornisce questo approfondimento dal sito ufficiale delle Gallerie degli Uffizi, partener della mostra. “L’esposizione mette al centro il “sogno” di Leopoldo II di Lorena di creare in Maremma una manifattura artistica e produttiva basata sulla ghisa. Un materiale “nuovo”, figlio della rivoluzione industriale, protagonista in Europa delle architetture più audaci e che il granduca Leopoldo elegge come “materia prima” della Toscana. Sceglie Follonica come sede produttiva, in continuità̀ con quella “politica del ferro” medicea che già̀ aveva unito in questa parte di Toscana l’enorme disponibilità di ferro dell’Elba con la ricchezza di aree boschive e la fitta rete idrografica, dando vita alla Magona.
Nei grandi spazi della Fonderia 1, edificio tra i più rappresentativi dello stabilimento ottocentesco, sarà in scena il dialogo tra l’apparato produttivo follonichese e il contesto artistico, e politico, fiorentino, da cui tutto nasce. “La Fabbrica del Bello” intende infatti esporre l’idea di fabbrica come luogo di ricerca artistica e produttiva, come lo era Follonica negli anni della massima attività delle fonderie granducali, sottolineando come la sperimentazione avviata fosse perfettamente aderente al dibattito, nazionale e internazionale, del momento.
Per la prima volta all’interno dell’ex Ilva saranno esposti disegni, progetti, ma anche pitture, sculture e fusioni provenienti dal Fondo Manetti dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze, dall’Archivio di Stato di Firenze, dal Museo Stibbert, dalla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti e da varie altre realtà – tra cui numerose collezioni private – che permettono di ricostruire il percorso di nascita e crescita artistica della città. L’arte è la prima protagonista, con l’opera di Lorenzo Nencini, che ben rappresenta il dibattito artistico tra “bello ideale” e “bello naturale” che permea l’Accademia fiorentina (anch’essa figlia di una riforma granducale): il San Giovanni Battista, marmo realizzato per la chiesa di San Leopoldo. Attorno, gli attori del dibattito: Pietro Benvenuti, Giuseppe Bezzuoli, Enrico Pollastrini, Lorenzo Bartolini con opere pittoriche e scultoree che ben rappresentano lo spirito del tempo.”
(© Uffizi) http://urly.it/3a2bw
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