Il Presidente Carlo Sisi e tutti gli Amici si uniscono al dolore della figlia Valentina per la perdita dell’amata madre.

Sul confine di questo 2024, ci ha lasciati, col suo bel sorriso sulle labbra, pure Maria Maddalena Mosco; Marilena per tutti noi. Storica  e critica d’arte, Marilena è stata a lungo direttrice del Museo degli Argenti a Palazzo Pitti e infaticabile organizzatrice di mostre, sempre curiose e documentatissime, dove la bizzarria degli spunti d’indagine non cedeva mai al primato del rigore nella ricerca. Fra le sue tante iniziative culturali ricordiamo le mostre “La Maddalena tra sacro e profano” e “ L’arte del gioiello e il gioiello d’artista”, con la quale il museo iniziò quella tradizione di collezione e valorizzazione del design nel gioiello contemporaneo, aprendo gli spazi del museo a celebrare non solo la creatività del passato, ma pure quella che, ispirandosi alla sua antica tradizione, sapeva andare oltre le consuetudini formali del millennio che andava chiudendosi col ‘900.  Marilena aveva al suo attivo diverse pubblicazioni che riguardavano sia il suo privilegiato periodo di studi, il Barocco: “Itinerario di Firenze barocca”, “Guida di  Palazzo Pitti”, “Collezioni e collezionisti nel Museo degli Argenti”, “Cornici dei Medici” come nuove sfide d’indagine, filone di studi a cui appartiene il suo impegno di ricerca sulla creatività delle donne, scaturito nel volume “Artisti in coppia” centrato sulla passione-complicità-competizione fra gli artisti del ‘900. Recentemente collaborava con le riviste “Art e Dossier” ed “Erba d’Arno” approfondendo argomenti dedicati alla storia delle donne artiste oltre a scrivere presentazioni di artiste e scrittrici contemporanee.

Ci piace celebrarla qui pure con le belle parole a lei dedicate dall’amatissima figlia Valentina:

“Mi hai chiesto fiori arancioni come il colore della vitalità. Mi hai detto sono pronta e non ho paura. Cara mamma, dolce tartaruga, come ti ho chiamato alla fine perché avevi una pellaccia dura e una vitalità così straordinaria che quella corazza si scheggiava ma mai si rompeva. E alla fine eri rugosetta e tenera come una tartarughina. Alla fine, stamattina.

 

Questa volta non hai voluto te, rialzarti dal capitombolo come al tuo solito, perché sapevi che il tuo compito quaggiù era finito. Il tuo compito era stato seminare polline di vitalità nell’animo delle persone curiose. Un polline ricostituente fatto di amore per l’arte, la cultura, il bello, ma anche di audacia e desiderio di libertà.

 

Sei stata una donna libera e hai fatto la tua vita come la volevi. Come le donne artiste che hai studiato e di cui hai scritto.

Femminista, lottatrice contro stereotipi e giochi di potere, storica dell’arte, autrice, donna borghese ma anche antiborghese, animatrice di salotti fiorentini ma anche amica di grandi artisti, giocherellona e anticonformista.

L’hai dipinta te a pennellate, a volte disordinate o imprecise, ma comunque tue e originali. Piene di passione e audacia, intelligenza, sana critica e gioiosa follia.

Stamattina, riferendoti al tuo nome di battesimo, ancora quasi ridacchiando, mi hai detto io sono Maddalena perché molto ho peccato ma molto ho amato. E la Maddalena era stata la tua ispirazione quando, piccina, ti vedevo scrivere e scrivere di notte per la mostra a lei dedicata, bellissima.

Spero che l’amore per la cultura che ti pulsava dentro rimanga in ognuno dei cuori che ti hanno incontrato come una piccola finestra a cui possono affacciarsi quando dentro è buio e triste e fuori, nascosto in un museo, in un giardino, in un libro, pulsa il bello. Sopravvive il bello. Vince il bello.

Ti amo mamma, Maria Maddalena,

Bon voyage”

Marilena con la gatta Pupa

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  • Le parole di Valentina pitturano il più bel ritratto di Marilena. La rivedo davanti ai miei occhi, davvero intelligente ed anticonformista, audace nelle sue prese di posizione spesso molto audaci, tenera e simpatica come raramente è possibile trovare nella cerchia degli amici. La ricorderò per il viaggio entusiasmante nei paesi oltre-cortina, in quell’agosto del 1968, quando pareva che il mondo fosse per prendere fuoco. Con lei abbiamo bevuto il tè sul treno da Mosca a Leningrado (allora si chiamava ancora così), con lei abbiamo acciuffato a volo a Katovice lo Chopin Express da Varsavia a Vienna fra scritte inneggianti a Dubcek ed a Svoboda, poi abbiamo brindato allo scampato pericolo vicino al Prater. Alla Villa Fiani di Fiesole, con Gabriella mia fresca consorte, abbiamo accolto poi festosamente tutto il gruppo di avventurosi vacanzieri del CRUEI, nel quale erano presenti Annarosa Garzelli e Nicola Spinosa, Sandro Ploner e Giulio Conticelli, Antonio Torrice ed un’altra trentina di giovani di rango, il fior fiore degli intellettuali di quegli anni, dalla Campania al Friuli, dall’Umbria alla Toscana. Mi sto rileggendo i bellissimi testi di Marilena, che mi hanno educato al bello e mi hanno lasciato un’impronta viva, come la mostra sulla Maddalena, acclamata come una delle più belle e significative, o l’itinerario sul Barocco a Firenze. Ma, ripeto, il suo fiore più bello sei stata tu: la sua opera d’arte più sublime. Ciao, Mario

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