La località, situata ne comune di Capannori, in lucchesia, gode, a motivo di trovarsi in adiacenza ai Monti pisani e vicino a vari corsi d’acqua, di un particolare clima, stabile a livello di temperature e naturalmente umido. Le sorgenti più note sono le fonti di S. Pietro e S. Pierino tra San Giusto e Sant’Andrea; la fontana di Capo di Vico a Sant’Andrea; la sorgente Lagostina sulla via della Pieve.

Il borgo, odiernamente noto per le sue camelie, la cui coltivazione è iniziata nel XIX secolo, si presenta come un bell’agglomerato di begli edifici sacri e privati di epoca remota, che risultano particolarmente ben conservati. Il nome del borgo e del suo territorio circostante – Compitese – è noto per le folte siepi di Camellia sinensis L., la pianta del tè, che nella stagione di fioritura – Autunno e Primavera – abbelliscono il suo territorio  con i loro carnosi petali colorati.

“La storia comincia con innovazione nel gusto per il ‘giardino romantico’ e con un personaggio vissuto a Compito in un momento particolare, Angelo Borrini. Nato a Lucca, 1805, fini gli studi di Medicina all’Università di Pisa, e conseguì la specializzazione in oculistica. Aveva una grande passione per le scienze naturali e l’agricoltura. Lavorò presso la corte di Carlo Lodovico di Borbone come suo oculista personale. Per le particolari cure necessarie, Angelo viaggiò spesso con Duca. Passo molte volte da Gand, località del Belgio famosa per novità botaniche e proprio lì entrò per la prima volta in contatto con la camelia. A Dresda, dove si trovava la casa di sua moglie Carolina, ebbe occasione di visitare la più vecchia camelia dell’Europa orientale. Cominciò a coltivare e selezionare le camelie alla dimora che la sua famiglia possedeva a Compito, chiamata ‘La Chiusa’. Con la sua passione, A. Borrini contagiò altre famiglie di Compito, Orsi, Di Vecchio, Campetti e Orsetti. Borrini, durante i viaggi ebbe occasione di incontrarsi con persone che nutrivano idee politiche liberali e innovative, rivoluzionarie. Addirittura, con il fratello avevano creato a Compito nella casa paterna una stamperia clandestina e una associazione segreta chiamata ‘Compagnia liberale’ con l’obbiettivo di cacciare famiglia dei Borboni dall’Italia. Il fiore della camelia veniva portato dai confratelli carbonari a guisa di coccarda, come un segno distintivo delle loro idee liberali. L’erede del Borrini, avendo come il suo avo la passione per le camelie, decise di creare una piccola attività. Nel 1989 con il Centro Culturale Compitese e poi anche con il Comune di Capannori, provò ad organizzare una mostra, oggi conosciuta come Mostra delle Antiche Camelie della Lucchesia. Durante la Mostra è possibile visitare oltre le ville Borrini, Orsi e Giovannetti, Il Camelieto, un area del borgo dove si trovano circa mille esemplari di camelie. Il Camelieto Compitese nasce 2002 ed è curato e gestito dal Centro Culturale Compitese.”
(brano tratto dal sito https://www.welcome2lucca.com/il-borgo-delle-camelie/ )

“Le piante afferenti al genere Camellia L. hanno avuto, sino dal loro arrivo in Italia, attorno alla fine del ‘700, grande successo come piante ornamentali sia per l’adattabilità ai nostri climi che per la loro bellezza dovuta al fogliame sempreverde e alla fioritura spettacolare. Ma a suscitare l’entusiasmo dei collezionisti fu soprattutto la facilità con cui, partendo dalla prima specie che arrivò in Italia (Camellia japonica L.), fu possibile ottenere nuove piante dai fiori molto più vistosi. In Toscana gli appassionati furono particolarmente numerosi: nel corso del tempo realizzarono molte cultivar (ovvero le varietà create dell’uomo) e ne importarono altrettante da altre regioni italiane e dall’estero. Le cultivar di camelie furono impiantate nelle più prestigiose ville lucchesi dell’epoca, dando origine ad una vera e propria moda, la “cameliomania”, che ebbe il suo apice verso la metà dell’800. Queste piante, ormai divenute monumentali, costituiscono oggi un patrimonio inestimabile sia per bellezza che per rarità: le centinaia di camelie antiche ancora presenti nei parchi e nei giardini delle ville lucchesi, oltre a regalarci fioriture spettacolari, ci ricordano ancora oggi, con i loro nomi, personaggi e fatti dell’epoca. È con lo scopo di conservare questo notevole patrimonio botanico, visto che spesso alcune cultivar sono presenti con un solo esemplare, che è nata l’esigenza di creare il Camellietum, che ospita tutte le cultivar che hanno fatto la storia delle Camelie nell’800 in Toscana. La zona individuata per realizzare l’ambizioso progetto – un terrazzamento alle pendici del Monte Serra – si presenta particolarmente adatta, sia per il microclima che per la copiosa presenza di acqua e la conformazione del terreno.Nel marzo del 2005, alla presenza delle autorità locali ma anche di alcune autorità internazionali come il presidente dell’ International Camellia Society, Mr. Gregory Davis, e di una delegazione proveniente dal Giappone, in particolare il Signor Kotaro Tanimoto, presidente dell’ Exporter’s Tea Association di Shizuoka, che da anni collabora nella realizzazione della manifestazione, venne posta a dimora la prima pianta. Il Camellietum si estendeva inizialmente in quattro terrazzamenti, suddivisi in modo da dare una valenza anche didattica alla struttura: all’ingresso erano state posizionate le cultivar a fiore semplice e alcune specie di camelia diversa dalla Japonica, per dare al visitatore una approssimativa conoscenza del genere Camellia, per poi passare alla seconda piana dove erano presenti camelie a fiore semi doppio e terminare con altre due piane con piante a fiore doppio. Nel 2006 il Camelieto, come ormai comunemente viene chiamato, comprendeva circa 150 piante e 120 cultivar diverse; nel marzo dello stesso anno la dottoressa Andrea Dietrich, direttrice del castello di Pillnitz (Dresda, Germania), mise a dimora all’interno del giardino una pianta proveniente dalla famosissima e importante pianta madre tedesca. Nei due anni successivi il Camelieto ha conosciuto una crescita lenta ma costante di piante e di cultivar raggiungendo a marzo 2008 un numero di 250 piante e circa 200 cultivar diverse fra cui ad esempio le Cultivar Aspasia, Stella Polare e Stella di Compito, ritenute seriamente a rischio di estinzione. Proprio nel 2008 il Centro Culturale, grazie al contributo dell’amministrazione comunale di Capannori, acquisisce una collezione di camelie antiche dal Signor Ponzanelli Mario di Marina di Carrara, grande appassionato che in più di trent’anni di viaggi, incontri e scambi, aveva accumulato una collezione di circa 800 piante e 650 cultivar diverse. Dall’ottobre del 2008 ad oggi il Camellietum ha modificato enormemente la propria struttura e la propria essenza: l’estensione del parco è passata da circa 2000 mq a 7250 mq e, con le ultime piante messe a dimora nel marzo 2011, siamo passati dalle 250 piante e 200 cultivar alle attuali 1000 piante e 750 cultivar, piante non solo Toscane, e per lo più originarie della Lucchesia, ma provenienti da tutta Italia e da tanti paesi europei ed extra europei. Recentemente è stato inoltre approvato un progetto di riqualificazione complessivo, cofinanziato dalla Regione Toscana e dal Comune di Capannori, che prevede il miglioramento delle infrastrutture di servizio per garantire maggior controllo, manutenzione e fruibilità del Camelieto”.
(brano tratto dal sito https://camellietumcompitese.com/la-storia-del-camellietum-compitese/ )

 

 

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